Abstract Si continuano opportunamente a cercare le ragioni di un tramonto della democrazia, dichiarato e con insistenza richiamato da più parti; ma in realtà non si tratta del tramonto di un’idea o di una forma politica, piuttosto della sistematica distruzione di ogni luogo che sia connotato in senso culturale. Mobile e magmatica, la nozione di cultura è evidente come oramai non basti a sé stessa, può pertanto essere chiamata in causa soltanto in stretto riferimento agli stessi processi interpretativi che la consegnano alla nostra riflessione. Tuttavia, sul fronte della ricerca pedagogica si avverte forte la responsabilità di attestare ancora una volta che la cultura non esiste se non nei termini di un processo formativo; quale processo formativo essa genera ed è generata, in rapporto di circolarità, entro un regime e dimensioni di materialità dell’esistenza, ed è attraversata da una costante dialettica tra continuità e discontinuità, ideale e materiale. Sullo sfondo di una tale complessa dimensione sfidante per la scienza dell’educazione, l’articolo si propone di condurre una disamina delle possibili chiavi interpretative delle categorie culturali dentro la pratica formativa attraverso una rilettura critica del testo di Roger Cousinet La culture intellectuelle che offre all’attenzione degli studi pedagogici contemporanei non pochi spunti di riflessione sui modi di intendere teorie e prassi culturali. Siffatte configurazioni costituiscono il punto di avvio della proposta di una possibile declinazione didattica di tali istanze culturali dentro una prospettiva epistemologica che chiama la ricerca didattica a interrogarsi non soltanto su cosa insegnare bensì soprattutto su come farlo a partire dalla necessaria consapevolezza di un’immanenza tra fini e mezzi. Ponendo al centro della scena educativa la materialità tutta, fatta tanto di corpi quanto di “cose”, richiamate dallo stesso Cousinet in un altro lavoro poco attraversato dalla ricerca educativa sul tema della didattica della storia, si riconosce in essa la matrice di un’educazione riferita a concretezza, datità e prassi situata storicamente. La centralità dell’educazione viene riferita ad un’esperienza particolare caratterizzata da una struttura simbolica e materiale, descrivibile nei termini di un dispositivo complesso che non presuppone l’esistenza e la natura della materia in sé perché essa è sempre investita da proiezioni simboliche e culturali. Ciò che si delinea, dunque, è l’opportunità d’indagare, su e a partire da, la materialità educativa, ricusando la deriva, denunciata da Rosi Braidotti, di molta parte delle ricerche condotte nell’ambito delle scienze umane, in un semplicistico neo-empirismo, che finisce per coincidere con una mera raccolta dei dati assurta a norma metodologica della ricerca scientifica. In questo senso, l’articolo delinea i tratti della materialità dal punto di vista educativo e didattico come dato ineludibile che non chiude sull’empirismo, bensì apre a una rappresentazione stratificata di una cultura pedagogica tutta costruita nella prospettiva dei processi di apprendimento.
Cultura e materialità. Processi formativi e pratiche educativo-didattiche in prospettiva democratica.
Tomarchio Maria
2025-01-01
Abstract
Abstract Si continuano opportunamente a cercare le ragioni di un tramonto della democrazia, dichiarato e con insistenza richiamato da più parti; ma in realtà non si tratta del tramonto di un’idea o di una forma politica, piuttosto della sistematica distruzione di ogni luogo che sia connotato in senso culturale. Mobile e magmatica, la nozione di cultura è evidente come oramai non basti a sé stessa, può pertanto essere chiamata in causa soltanto in stretto riferimento agli stessi processi interpretativi che la consegnano alla nostra riflessione. Tuttavia, sul fronte della ricerca pedagogica si avverte forte la responsabilità di attestare ancora una volta che la cultura non esiste se non nei termini di un processo formativo; quale processo formativo essa genera ed è generata, in rapporto di circolarità, entro un regime e dimensioni di materialità dell’esistenza, ed è attraversata da una costante dialettica tra continuità e discontinuità, ideale e materiale. Sullo sfondo di una tale complessa dimensione sfidante per la scienza dell’educazione, l’articolo si propone di condurre una disamina delle possibili chiavi interpretative delle categorie culturali dentro la pratica formativa attraverso una rilettura critica del testo di Roger Cousinet La culture intellectuelle che offre all’attenzione degli studi pedagogici contemporanei non pochi spunti di riflessione sui modi di intendere teorie e prassi culturali. Siffatte configurazioni costituiscono il punto di avvio della proposta di una possibile declinazione didattica di tali istanze culturali dentro una prospettiva epistemologica che chiama la ricerca didattica a interrogarsi non soltanto su cosa insegnare bensì soprattutto su come farlo a partire dalla necessaria consapevolezza di un’immanenza tra fini e mezzi. Ponendo al centro della scena educativa la materialità tutta, fatta tanto di corpi quanto di “cose”, richiamate dallo stesso Cousinet in un altro lavoro poco attraversato dalla ricerca educativa sul tema della didattica della storia, si riconosce in essa la matrice di un’educazione riferita a concretezza, datità e prassi situata storicamente. La centralità dell’educazione viene riferita ad un’esperienza particolare caratterizzata da una struttura simbolica e materiale, descrivibile nei termini di un dispositivo complesso che non presuppone l’esistenza e la natura della materia in sé perché essa è sempre investita da proiezioni simboliche e culturali. Ciò che si delinea, dunque, è l’opportunità d’indagare, su e a partire da, la materialità educativa, ricusando la deriva, denunciata da Rosi Braidotti, di molta parte delle ricerche condotte nell’ambito delle scienze umane, in un semplicistico neo-empirismo, che finisce per coincidere con una mera raccolta dei dati assurta a norma metodologica della ricerca scientifica. In questo senso, l’articolo delinea i tratti della materialità dal punto di vista educativo e didattico come dato ineludibile che non chiude sull’empirismo, bensì apre a una rappresentazione stratificata di una cultura pedagogica tutta costruita nella prospettiva dei processi di apprendimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


