Il contributo analizza la trasformazione del “senso dello spazio sacro” nel quartiere storico di San Berillo (Catania) attraverso un’indagine etnografica e storico-sonora incentrata sulle edicole votive. A partire dalle profonde trasformazioni urbanistiche avviate nel secondo dopoguerra, San Berillo emerge come uno spazio-palinsesto, caratterizzato da stratificazioni architettoniche, simboliche e memoriali. L’attenzione si concentra sulle edicole votive, interpretate come dispositivi rituali e luoghi di aggregazione comunitaria, un tempo centrali nella sonorizzazione dello spazio urbano attraverso pratiche musicali devozionali. Integrando prospettive provenienti dagli studi sul soundscape storico e da fonti iconografiche, fotografiche e musicali, il lavoro ricostruisce l’immaginario sonoro del quartiere tra XIX e XX secolo, con particolare riferimento alle novene eseguite da zampognari e cantori ciechi (orbi). Le trascrizioni di Francesco Paolo Frontini e le testimonianze di Francesco Pastura consentono di visualizzare e immaginare contesti rituali oggi scomparsi. Le edicole votive “svuotate”, prive delle immagini sacre originarie o riconvertite attraverso interventi di street art, vengono lette come simboli di un “vuoto sacro” e di una celebrazione dell’assenza, in cui il silenzio prende il posto delle antiche pratiche musicali. Tuttavia, tale silenzio non cancella il passato, ma ne rende percepibile la persistenza, restituendo le edicole come tracce materiali e affettive di un’esperienza sonora ormai perduta ma ancora inscritta nella memoria del luogo.
‘Sense of sacred space’: la celebrazione dell’assenza
Sanfratello
2025-01-01
Abstract
Il contributo analizza la trasformazione del “senso dello spazio sacro” nel quartiere storico di San Berillo (Catania) attraverso un’indagine etnografica e storico-sonora incentrata sulle edicole votive. A partire dalle profonde trasformazioni urbanistiche avviate nel secondo dopoguerra, San Berillo emerge come uno spazio-palinsesto, caratterizzato da stratificazioni architettoniche, simboliche e memoriali. L’attenzione si concentra sulle edicole votive, interpretate come dispositivi rituali e luoghi di aggregazione comunitaria, un tempo centrali nella sonorizzazione dello spazio urbano attraverso pratiche musicali devozionali. Integrando prospettive provenienti dagli studi sul soundscape storico e da fonti iconografiche, fotografiche e musicali, il lavoro ricostruisce l’immaginario sonoro del quartiere tra XIX e XX secolo, con particolare riferimento alle novene eseguite da zampognari e cantori ciechi (orbi). Le trascrizioni di Francesco Paolo Frontini e le testimonianze di Francesco Pastura consentono di visualizzare e immaginare contesti rituali oggi scomparsi. Le edicole votive “svuotate”, prive delle immagini sacre originarie o riconvertite attraverso interventi di street art, vengono lette come simboli di un “vuoto sacro” e di una celebrazione dell’assenza, in cui il silenzio prende il posto delle antiche pratiche musicali. Tuttavia, tale silenzio non cancella il passato, ma ne rende percepibile la persistenza, restituendo le edicole come tracce materiali e affettive di un’esperienza sonora ormai perduta ma ancora inscritta nella memoria del luogo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


