Nell'ambito del recente interesse per la nozione di informalità tra gli studiosi del Nord globale, si è assistito a una proliferazione di studi sull'abitare informale nelle città del "primo mondo". Sorprendentemente, tuttavia, e con poche notevoli eccezioni, gli storici della prima età moderna hanno prestato scarsa attenzione alle pratiche abitative marginali nelle società di Antico regime. Anche quando vengono considerate le condizioni abitative delle fasce più povere della popolazione residente, la maggior parte degli studi sembra supporre che anche i più indigenti avessero comunque accesso a una qualche forma di alloggio. Non sempre, tuttavia, le cose stavano davvero così: a volte la povertà poteva essere così estrema da rendere inaccessibile anche la soluzione abitativa più economica, e quando non si era in grado di attingere alle risorse sociali del credito, della carità o del vicinato, le strategie abitative non convenzionali potevano rappresentare l'unica opzione residua. Basandosi su alcune fonti romane del XVII secolo, l'articolo intende richiamare l'attenzione storiografica su queste pratiche, offrendo alcune riflessioni metodologiche sui nodi principali che il loro studio comporta.

"Squatting" in Seventeenth-­Century Rome. Some Notes on Nonstandard Dwelling Practices in Early Modern Cities

Coccoli, Lorenzo
2025-01-01

Abstract

Nell'ambito del recente interesse per la nozione di informalità tra gli studiosi del Nord globale, si è assistito a una proliferazione di studi sull'abitare informale nelle città del "primo mondo". Sorprendentemente, tuttavia, e con poche notevoli eccezioni, gli storici della prima età moderna hanno prestato scarsa attenzione alle pratiche abitative marginali nelle società di Antico regime. Anche quando vengono considerate le condizioni abitative delle fasce più povere della popolazione residente, la maggior parte degli studi sembra supporre che anche i più indigenti avessero comunque accesso a una qualche forma di alloggio. Non sempre, tuttavia, le cose stavano davvero così: a volte la povertà poteva essere così estrema da rendere inaccessibile anche la soluzione abitativa più economica, e quando non si era in grado di attingere alle risorse sociali del credito, della carità o del vicinato, le strategie abitative non convenzionali potevano rappresentare l'unica opzione residua. Basandosi su alcune fonti romane del XVII secolo, l'articolo intende richiamare l'attenzione storiografica su queste pratiche, offrendo alcune riflessioni metodologiche sui nodi principali che il loro studio comporta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/696533
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