Nella concezione e fondazione dell’Ospizio apostolico di Roma da parte di Innocenzo XII (1693), molta parte aveva avuto l’ideale (l’utopia?) di una comunità armonica e pacificata, sia fuori che dentro le mura dell’istituzione. In quel contesto di reclusione, il combinato disposto di lavoro obbligatorio e istruzione religiosa avrebbe infatti dovuto riportare poveri e mendicanti, presuntamente riottosi a ogni disciplina, sulla retta via dell’ordine e dell’obbedienza. Come prevedibile, le cose andarono diversamente: gli archivi dell’Ospizio pullulano di episodi di ribellione aperta, resistenze passive o “adattamenti secondari” (Goffman) da parte degli ospiti/internati. A ciascun episodio, la Congregazione a capo dell'Ospizio rispondeva quasi invariabilmente in due modi: espulsione o, cosa che qui più interessa, un periodo più o meno lungo di prigionia in un ambiente separato dell'edificio. L’articolo si propone allora di mettere in relazione queste “rivolte dei poveri” con la creazione nel 1703 della Casa di correzione annessa da Clemente XI all’Ospizio, che rappresenta in parte una cristallizzazione di quelle prime forme di imprigionamento disciplinare, mostrando la particolare logica correzionale che fa da ponte tra le due esperienze.

La piccola reclusione. Assistenza, correzione e conflitto nella Roma di antico regime

Lorenzo Coccoli
2025-01-01

Abstract

Nella concezione e fondazione dell’Ospizio apostolico di Roma da parte di Innocenzo XII (1693), molta parte aveva avuto l’ideale (l’utopia?) di una comunità armonica e pacificata, sia fuori che dentro le mura dell’istituzione. In quel contesto di reclusione, il combinato disposto di lavoro obbligatorio e istruzione religiosa avrebbe infatti dovuto riportare poveri e mendicanti, presuntamente riottosi a ogni disciplina, sulla retta via dell’ordine e dell’obbedienza. Come prevedibile, le cose andarono diversamente: gli archivi dell’Ospizio pullulano di episodi di ribellione aperta, resistenze passive o “adattamenti secondari” (Goffman) da parte degli ospiti/internati. A ciascun episodio, la Congregazione a capo dell'Ospizio rispondeva quasi invariabilmente in due modi: espulsione o, cosa che qui più interessa, un periodo più o meno lungo di prigionia in un ambiente separato dell'edificio. L’articolo si propone allora di mettere in relazione queste “rivolte dei poveri” con la creazione nel 1703 della Casa di correzione annessa da Clemente XI all’Ospizio, che rappresenta in parte una cristallizzazione di quelle prime forme di imprigionamento disciplinare, mostrando la particolare logica correzionale che fa da ponte tra le due esperienze.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/696535
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