L’articolo affronta la controversa questione della definizione legale del concetto di “rifiuto” nella legislazione penale ambientale italiana, definizione che costituisce il fulcro della specifica disciplina di settore e di numerose norme che ad essa rinviano o che comunque la presuppongono. L’autrice ricostruisce le gravi incertezze interpretative che la definizione di rifiuto ha determinato sin dal suo ingresso nel panorama giuridico comunitario e nazionale, evidenziando come tali incertezze si siano riverberate negativamente sulla corretta applicazione della normativa e sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi di tutela che essa mira a perseguire. Nell’affrontare tale complessa tematica, che attraversa trasversalmente numerosi campi del diritto, l’autrice si sofferma in particolar modo sui significativi problemi sollevati dalla definizione di rifiuto in termini di rispetto dei principi fondamentali in materia penale, enucleandone profili di grande interesse generale sul piano dell’analisi teorico-dogmatica e, al contempo, gravidi di conseguenze sulla concreta operatività degli strumenti normativi cui è demandato il compito di assicurare la protezione del bene ambiente attraverso il diritto penale. L’indagine coinvolge le fattispecie penali che sanzionano le violazioni della normativa amministrativo-gestionale in materia di rifiuti e rispetto alle quali la nozione di rifiuto, quale norma definitoria di un elemento costitutivo del fatto penalmente illecito, si pone come “garante del senso del divieto espresso dalla norma incriminatrice”. Nel corso dell’analisi, l’autrice affronta anche, in prospettiva penalistica, la generale questione della legittimità dell’interpretazione autentica di una norma nazionale - quale l’interpretazione autentica della nozione di rifiuto dettata dall’art. 14, d.l. 138/02 - emanata in attuazione di una direttiva comunitaria. Il lavoro abbraccia, quindi, il tema delle conseguenze, in ambito penalistico, del contrasto, peraltro solo parziale, tra l’interpretazione autentica della nozione di rifiuto e la normativa comunitaria, con considerazioni che travalicano la peculiare questione oggetto d’esame. Alla luce dell’assenza di una diretta e generale competenza della Comunità in materia penale e del connesso principio, enunciato dalla Corte di giustizia, per cui una direttiva non può di per sé fondare o aggravare la responsabilità penale di un individuo, la disapplicazione di una norma interna successiva (parzialmente) contrastante con il diritto comunitario, con contestuale reviviscenza della norma precedente conforme, non sembra in effetti ammissibile, né per i fatti anteriori né per i fatti successivi rispetto all’entrata in vigore della norma della quale si assume il contrasto con il diritto comunitario, e ciò sia per il principio di legalità, sub specie di riserva di legge statale in materia penale, sia per il principio della retroattività della norma più favorevole al reo, definito quale principio fondamentale dalla stessa giurisprudenza comunitaria.

La definizione di rifiuto tra diritto penale ambientale e diritto comunitario. Parte I. L’ampiezza nozionale del termine rifiuto nella legislazione penale ambientale italiana e l’incidenza del diritto comunitario

VAGLIASINDI, GRAZIA MARIA
2005-01-01

Abstract

L’articolo affronta la controversa questione della definizione legale del concetto di “rifiuto” nella legislazione penale ambientale italiana, definizione che costituisce il fulcro della specifica disciplina di settore e di numerose norme che ad essa rinviano o che comunque la presuppongono. L’autrice ricostruisce le gravi incertezze interpretative che la definizione di rifiuto ha determinato sin dal suo ingresso nel panorama giuridico comunitario e nazionale, evidenziando come tali incertezze si siano riverberate negativamente sulla corretta applicazione della normativa e sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi di tutela che essa mira a perseguire. Nell’affrontare tale complessa tematica, che attraversa trasversalmente numerosi campi del diritto, l’autrice si sofferma in particolar modo sui significativi problemi sollevati dalla definizione di rifiuto in termini di rispetto dei principi fondamentali in materia penale, enucleandone profili di grande interesse generale sul piano dell’analisi teorico-dogmatica e, al contempo, gravidi di conseguenze sulla concreta operatività degli strumenti normativi cui è demandato il compito di assicurare la protezione del bene ambiente attraverso il diritto penale. L’indagine coinvolge le fattispecie penali che sanzionano le violazioni della normativa amministrativo-gestionale in materia di rifiuti e rispetto alle quali la nozione di rifiuto, quale norma definitoria di un elemento costitutivo del fatto penalmente illecito, si pone come “garante del senso del divieto espresso dalla norma incriminatrice”. Nel corso dell’analisi, l’autrice affronta anche, in prospettiva penalistica, la generale questione della legittimità dell’interpretazione autentica di una norma nazionale - quale l’interpretazione autentica della nozione di rifiuto dettata dall’art. 14, d.l. 138/02 - emanata in attuazione di una direttiva comunitaria. Il lavoro abbraccia, quindi, il tema delle conseguenze, in ambito penalistico, del contrasto, peraltro solo parziale, tra l’interpretazione autentica della nozione di rifiuto e la normativa comunitaria, con considerazioni che travalicano la peculiare questione oggetto d’esame. Alla luce dell’assenza di una diretta e generale competenza della Comunità in materia penale e del connesso principio, enunciato dalla Corte di giustizia, per cui una direttiva non può di per sé fondare o aggravare la responsabilità penale di un individuo, la disapplicazione di una norma interna successiva (parzialmente) contrastante con il diritto comunitario, con contestuale reviviscenza della norma precedente conforme, non sembra in effetti ammissibile, né per i fatti anteriori né per i fatti successivi rispetto all’entrata in vigore della norma della quale si assume il contrasto con il diritto comunitario, e ciò sia per il principio di legalità, sub specie di riserva di legge statale in materia penale, sia per il principio della retroattività della norma più favorevole al reo, definito quale principio fondamentale dalla stessa giurisprudenza comunitaria.
2005
Definizione legale di "rifiuto"; Legislazione penale ambientale; Diritto comunitario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/7422
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