This study intends to go back to the restlessness from which the secret that Emilio Cecchi gives to the animal originates, recognizable emblem of a disorder that upsets the seen world. The diarist in the zoo which generously arouses in him philosophical if not theological startles, feels the arrival of a catastrophe, that is for him the return of the human in the domain of the animal or fear to be replaced; he witnesses metamorphosis, analogies, exchanges between the human and the animal, fearful signals of a confusion of the world's forms; he reflects on the threatened boundaries that the anthropocentric humanism establishes as defence from the beast; he recognizes in the animal the other and the origin at the same time. If the register is desolate-apocalyptic here, the same traveling diarist will turn to the sublime-apocalyptic one: the snake of the Mesoamerican mythology will become for him a Baroque emblem of destruction and time. Once Cecchi had verified in the sharing of the pain for the war a protective human/animal community; afterwards he will deny every zoo-anthropological fusional harmony, if not under the form of phantasies of incorporation of the chaos.

Questo studio intende risalire all’inquietudine da cui origina il segreto che Emilio Cecchi attribuisce all’animale, riconoscibile emblema di un disordine che scompagina il mondo visto. Il diarista in visita allo zoo, che gli è sempre largo di trasalimenti filosofici se non teologici, avverte l’arrivo di una catastrofe, che è per lui ritorno dell’umano nell’alveo dell’animale, ovvero timore di essere sostituiti; assiste a metamorfosi analogie scambi tra l’umano e l’animale, segnali temibili di una confusione delle forme del mondo; riflette sui confini minacciati che l’umanesimo antropocentrico stabilisce a difesa dalla bestia; riconosce nell’animale l’altro e insieme l’origine. Se il registro è qui desolato-apocalittico, lo stesso diarista in viaggio volgerà al sublime-apocalittico: il serpente della mitologia mesoamericana diverrà per lui un emblema barocco della distruzione e del tempo. Un tempo Cecchi aveva accertato nella condivisione del dolore della guerra una comunità umano/animale protettiva; in seguito negherà ogni concordia fusionale zoo-antropologica, se non sotto la forma di fantasie di incorporamento del caos.

L’ideogramma del caos. Animali di Emilio Cecchi

SCHILIRO', MASSIMO
2007-01-01

Abstract

This study intends to go back to the restlessness from which the secret that Emilio Cecchi gives to the animal originates, recognizable emblem of a disorder that upsets the seen world. The diarist in the zoo which generously arouses in him philosophical if not theological startles, feels the arrival of a catastrophe, that is for him the return of the human in the domain of the animal or fear to be replaced; he witnesses metamorphosis, analogies, exchanges between the human and the animal, fearful signals of a confusion of the world's forms; he reflects on the threatened boundaries that the anthropocentric humanism establishes as defence from the beast; he recognizes in the animal the other and the origin at the same time. If the register is desolate-apocalyptic here, the same traveling diarist will turn to the sublime-apocalyptic one: the snake of the Mesoamerican mythology will become for him a Baroque emblem of destruction and time. Once Cecchi had verified in the sharing of the pain for the war a protective human/animal community; afterwards he will deny every zoo-anthropological fusional harmony, if not under the form of phantasies of incorporation of the chaos.
2007
Questo studio intende risalire all’inquietudine da cui origina il segreto che Emilio Cecchi attribuisce all’animale, riconoscibile emblema di un disordine che scompagina il mondo visto. Il diarista in visita allo zoo, che gli è sempre largo di trasalimenti filosofici se non teologici, avverte l’arrivo di una catastrofe, che è per lui ritorno dell’umano nell’alveo dell’animale, ovvero timore di essere sostituiti; assiste a metamorfosi analogie scambi tra l’umano e l’animale, segnali temibili di una confusione delle forme del mondo; riflette sui confini minacciati che l’umanesimo antropocentrico stabilisce a difesa dalla bestia; riconosce nell’animale l’altro e insieme l’origine. Se il registro è qui desolato-apocalittico, lo stesso diarista in viaggio volgerà al sublime-apocalittico: il serpente della mitologia mesoamericana diverrà per lui un emblema barocco della distruzione e del tempo. Un tempo Cecchi aveva accertato nella condivisione del dolore della guerra una comunità umano/animale protettiva; in seguito negherà ogni concordia fusionale zoo-antropologica, se non sotto la forma di fantasie di incorporamento del caos.
Cecchi; viaggio; animale; saggio
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